Sterilizzatrici a vapore: tipologie e caratteristiche

2030
sterilizzatrici a vapore

Come è fatta un’autoclave?

Una sterilizzatrice a vapore (o autoclave) è un recipiente a pressione con un coperchio / sportello sigillato con una guarnizione (la camera di sterilizzazione), un sistema di rimozione dell’aria e un sistema di controllo costituito da un timer, una valvola di controllo della pressione e una valvola di sicurezza.
Utilizza vapore pressurizzato a circa 115-134 ° C per riscaldare il carico e ottenere la sterilizzazione. 

Tipologie di autoclavi

Le sterilizzatrici a vapore umido sono generalmente utilizzate nell’industria medica e farmaceutica e progettate in due modi diversi:

  1. Autoclavi per carichi porosi ( POROUS LOAD STERILIZER /HIGH-VACUUM STERILIZER/ PRE -VACUUM STERILIZER):questo tipo di autoclavi viene utilizzato per sterilizzare stoffe o altri materiali porosi incartati. L’aria viene rimossa forzatamente dai pacchi con una serie di aspirazioni ed iniezioni di vapore puro che hanno lo scopo di allontanare l’aria. Queste autoclavi operano generalmente a temperature di 134-138°C.
  2. Autoclavi per utensili (GRAVITY DISPLACEMENT STERILIZER/ DOWNWARD DISPLACEMENT STERILIZER): in queste autoclavi l’aria viene allontanata dal flusso di vapore, che può provenire da una caldaia esterna o essere prodotto all’interno della sterilizzatrice.
    Densità dell’aria a 20°C = 1.2 g/l
    Densità del vapore a 100°C = 0,6g/l
    Come nelle autoclavi per carichi porosi, la sterilizzazione deriva dal contatto diretto tra capire e oggetti da sterilizzare
  3. Autoclavi per liquidi in contenitori sigillati (BOTTLED FLUID STERILIZERS). Contrariamente agli altri due tipi di autoclave, in questo tipo il vapore non viene direttamente a contatto col materiale da sterilizzare; il vapore cede il suo calore latente alle pareti del recipiente e queste lo trasmettono al liquido interno. Queste autoclavi operano di solito a temperature comprese tra 115°C e 124°C

Le sterilizzatrici sono disponibili in diversi formati, passiamo dalle piccole autoclavi portatili da laboratorio alle autoclavi di grandi dimensioni. 

Le autoclavi più grandi di solito sono integrate nelle pareti:  i prodotti “contaminati” entrano da un lato e quelli sterilizzati escono dall’altro lato. Queste autoclavi sono in genere utilizzate per la sterilizzazione di utensili di grande volume e sono tecnologicamente piuttosto avanzate.

Tendono ad essere cilindriche,  in quanto questo design ha dimostrato di essere più adatto alle alte e basse pressioni.

Consigli per la corretta esecuzione dei cicli di sterilizzazione

  • Sterilizzazione di carichi porosi
  • Per un corretto funzionamento delle autoclavi per carichi porosi bisogna tenere presenti alcuni punti:
    • Bisogna evitare che il vapore all’interno si surriscaldi ( per es. a causa del calore di idratazione di stoffe troppo asciutte);
    • Bisogna lasciare esposti all’aria gli articoli, soprattutto quelli di  cotone, dopo il lavaggio e l’asciugatura, prima della sterilizzazione;
    • L’aria deve essere rimossa totalmente;

      Per questo tipo di autoclavi va eseguito di routine un test di penetrazione di vapore dentro i pacchi confezionati, il test di Bowie-Dick.
      Questo test consiste nel far compiere all’autoclave un ciclo di sterilizzazione di un pacco di tessuto che porta al suo interno un indicatore di sterilizzazione. Se l’aria non è completamente rimossa anche dalla parte più interna della confezione l’indicatore non vira.
  • Sterilizzazione di contenitori di liquidi
  • Quando un liquido in un contenitore sigillato viene riscaldato, la pressione interna aumenta; la pressione della camera di sterilizzazione deve controbilanciare quella all’interno dei contenitori per evitare rotture.
  • Il bilanciamento deve essere fatto con aria (Air ballasting).
  • Data la presenza di aria in queste autoclavi ci deve essere un sistema che renda la miscela aria/vapore continuamente omogenea.
  • Dati i tempi di raffreddamento molto lunghi, queste autoclavi hanno un sistema di raffreddamento che spruzza acqua “fredda” (80°C) sui contenitori alla fine del ciclo di sterilizzazione

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